la natura delle cose

Tre artisti / Tre luoghi / Tre giorni / contemporaneamente



Chiesa dell’Annunziatella, Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, Cortile di Casa Spanò

Gli eventi sono gesti

Spazi storicizzati e di grande valore artistico, come la Chiesa dell’Annunziatella, la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria e il Cortile di Casa Spano, accolgono per tre giorni tre artisti che lavorano en plen air ricreando il loro ambiente di studio, condividendolo con il pubblico. La finalità dell’evento è proprio la creazione di un dialogo multiculturale, multidisciplinare e basato sulla fluidità delle sensazioni e delle relazioni. L’opera d’arte si crea davanti agli occhi del pubblico. Viene a cadere il concetto di esposizione fine a sè stessa; si entra nella fase più intima della vita di un’opera d’arte, quella della gestazione e della creazione. L’opera viene conosciuta fin dal suo concepimento, e si realizza davanti e con l’intervento di tutti, di chi crea e di chi gode della creazione, diventando parte di essa. L’azione artistica, pittorica o performativa, è abbracciata dall’architettura che, ben lungi dell’essere un mero luogo da visitare, diventa uno spazio da vivere, profondamente vissuto infine, dove i limiti temporali si annullano nella ciclicità degli eventi che si susseguono.

E gli eventi sono gesti.

Sono gesti i lavori degli artisti visuali, sono gesti le performance artistiche, sono gesti i dialoghi con il pubblico, sono gesti le voci che raccontano… mentre tutto si svolge sotto gli occhi di tutti. Perché il tempo è un tempo sempre contemporaneo. E il tempo contemporaneo vuole riprendersi il suo ruolo in un mondo che è troppo spesso abituato a dividere, a circoscrivere, a identificare, perdendo di vista la fluidità spazio-temporale che invece è la vita stessa.

Non esiste nulla che sia estraneo all’altro.

La memoria del luogo non si calcola in tempi. È memoria il momento appena vissuto come è memoria il passato contemplato. La memoria è la vita che si vive e si percepisce mentre la si vive, pertanto la memoria è il palinsesto del presente. Un presente che è stratificazione di altri presenti.

All’interno di questo dialogo serrato tra momenti, si impone l’azione dell’Uomo. L’uomo, chiamato da sempre a intervenire per mutare il luogo in cui vive, diventa parte dello svolgersi naturale, è il paradigma della meccanica naturale della vita. È l’uomo che trasforma in paesaggio l’ambiente in cui agisce, l’uomo che trasforma il luogo ospitale in luogo ospitante. L’uomo con la sua azione si inserisce nel flusso continuo di eventi, scopre e modifica le relazioni naturali; l’azione antropica è azione naturale.

Il rapporto che l’uomo intesse con la natura è un rapporto ambiguo. Uomo, essere naturale, si intromette da estraneo nell’andare naturale della natura stessa. L’uomo forza la natura e la natura si ribella all’azione dell’uomo. Quasi come se la natura non riconoscesse nell’uomo un figlio di sé stessa. Quasi come se la natura combattesse contro sè stessa. La rivincita è la trasformazione in naturale di ciò che era divenuto antropizzato. La trasformazione in rudere dell’architettura palesa gli effetti del dialogo e della lotta. Vincerà la natura? è una vittoria di Pirro. Una vittoria apparente. Perché al di là del suo essere riconosciuto, l’uomo è evento naturale… inscindibile dal corso degli eventi e impossibilitato a credere che sia artefice di essi.

Su questo assioma sono basati i lavori di Roberto Ghezzi, che interagiscono con la natura selvaggia fino ad esserne da essa fagocitati; quelli di Denis Volpiana che mutano mentre l’artista stesso agisce, evidenziando la forza di ogni singola vita che muta nel dialogo con l’altra; di Simona Lombardi che penetrano, rendendola visibile, la sostanza immutabile di ogni fenomeno naturale.



roberto ghezzi

Roberto Ghezzi Nato a Cortona nel 1978, dove attualmente vive e lavora. La sua formazione ha avvio all’interno dello studio di scultura di famiglia e si perfeziona all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Tutta la sua produzione è fondata sul forte interesse per il paesaggio naturale, che, agli inizi, egli indaga sia attraverso la rappresentazione pittorica, che mediante sperimentazioni “sul campo”, a contatto diretto con l’ambiente naturale. Si tratta di uno studio portato avanti nel corso di un decennio, che muovendo da un approccio scientifico di esame approfondito della realtà organica, assume forma concettuale attraverso la materia.

In occasione della personale Physis, alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo, presenta per la prima volta al pubblico opere legate alla suddetta ricerca, maturata negli anni. Creazioni inedite, che nascono da studi e sperimentazioni su luoghi naturali, spesso incontaminati, e il cui titolo Naturografie ha in sé il concetto fondante sia del risultato finale, che del processo. Quest’ultimo è parte integrante dell’opera, in un viaggio all’origine del rapporto tra artista e natura.


simona lombardi

Scrive Simona Lombardi: “Tutto il mio lavoro ha a che fare con il tempo, quando nasce un nuovo lavoro il tempo si ferma lì dentro, ci sono certi momenti non rimandabili, sono da fermare, lì dentro in quei momenti senza tempo, in quei momenti non programmabili ,c'è la parte nuova del lavoro che esce fuori. Ho scoperto che per parlare di me non devo parlare direttamente di me, ma del mio lavoro, di quello che cerco, a volte parlare di un granello di sabbia diventa un modo, un modo per colmare quello che è senza nome. Così quando nasce un nuovo lavoro non lo penso, il lavoro non è stato pensato, ma è stato percepito. Gli elementi naturali nel mio lavoro ci sono da sempre, mi creano sempre nuovi soluzioni, nuove osservazioni, nuovi legami, tra quello che c'era prima di me è quello che ci sarà dopo. Praticamente sassi, rami ,foglie, semi, sono un po' la mia grammatica visiva. Leggo molto, la lettura per me è importante, leggere è sentire che le parole danno forma a un certo pensiero. E la pittura e tutto il mio lavoro, danno invece voce a quello che è sommerso.

denis volpiana

Per Volpiana l’arte è antecedente al fatto, il fatto artistico mostra solo ciò che gli preesiste.
La preesistenza dell’arte sull’evidenza dell’arte, si palesa nell’artista nell’emergere del ricordo. Un ricordo che prescinde dalla propria esperienza mnemonica ma si collega all’esistenza ancestrale. L’immanenza del ricordo appare, in Volpiana, decisamente inferiore al suo palesamento, solo quando il ricordo emerge comincia a vivere realmente, mutando continuamente. La mutazione non signifca, però, tradimento del concetto ma evoluzione della forma legata al concetto, l’idea di essa rimane immutabile, il suo essere nel mondo muta nel rapporto con gli altri esseri nel mondo. L’arte di Volpiana è un’arte di relazioni. Un’arte di affermazione del sé nel rapporto con gli altri. Un’arte di contaminazione e mutamenti. Allo stesso tempo è il paradigma della continuità tra ciò che da sempre è e ciò che sempre cambia.