Eternità di Persefone

Persefone è il cambiamento. Il mondo senza requie eppure destinato alla requie. Persefone è il mito del ritorno. Della nostalgia della luce e dell’impossibilità di lasciare il buio. Persefone è il dubbio dell’esistenza ed è la certezza di un ripetersi mutato.
C’è troppo buio negli occhi di Persefone affinchè la luce possa dilagare in essi e divenire gioia immutabile. Nella luce negli occhi di Persefone è la nostalgia di ciò che non è più luce e che della luce non conserva neppure il ricorso. Nell’oscurità del luogo in cui regna la luce è solo un lampo spento di chi arriva per non tornare.

Persefone però torna. E nel ritorno eterno di Persefone è il disincanto della vita dicotomica, in cui la nostalgia si trasforma in eternità: illusione di un tempo che passa per non passare più. Così come è eterno il ritorno di Persefone, allo stesso modo è eterno il dolore di Ciane. L’urlo soffocato divenuto la forma di esso. L’urlo dell’onda sonora. L’urlo dell’acqua che trema nel bicchiere, che si espande nell’universo dall’orma mutevole e veloce del sasso lanciato nello stagno.

Persefone è sempre accompagnata dall’urlo. L’urlo senza fine di Demetra che grida la sua disperazione. L’urlo di gioia delle compagne che prontamente si trasforma in urlo di terrore all’interruzione cruenta del gioco. Fino all’urlo soffocato di Ciane. E il cerchio si chiude. Quanto Persefone si concede alla luce, concede alla luce la vita che si riporta con sé quando alla luce non si concede più. Concede alla luce i narcisi, i girasoli e i fiori di campo, le orchidee e le rose, gli iris e le violacciocche... Ma poi Persefone si concede all’oscuro, lasciando ultimi fuochi, ultimi sprazzi di rosso, quasi tentativi di trattenere il calore. Il tempo è poco, ed è subito notte. La fanciullezza di Persefone riemerge solo nella luce, dimenticandosi di sé nell’oscurità, quando alla leggerezza della giovinezza si sovrappone, si contrappone quasi, la pesantezza della regalità sul buio. Una regalità sul niente, sul nulla in cui è solo l’ombra di ciò che è al di là di ciò che non c’è, a essere governata. Un esserci stato che non sopravvive all’essere stato ma emerge in ciò che ha accompagnato ciò che è stato. Ed è dal luogo della morte che emergono segni di vita: anfore, diademi e orecchini, coppe di vetro e cristallo di rocca... ciò che rimane di una sciarpa di seta. Un chicco di melograno.

Prosaicamente.
Alle tombe preelleniche, dove è possibile ravvisare segni di una cultura pregreca, forse micenea? Alle tombe preelleniche tra frammenti di tholos, dromos nascoste, uliveti e tracce di trattore, di macchine a trazione integrata... tra segni di una vita che continua, si palesa il mito senza tempo della regina degli inferi. Il nero delle tombe dialoga con la luce del tramonto.
Ghianni Ritsos, Ovidio, Omero... Persefone muove i primi passi verso la vita, il piede è leggermente sollevato, la valigia è colma... il melograno forse fiorirà,
forse...


i protagonisti

maria ariis

Attrice formatasi alla “Paolo Grassi” di Milano e perfezionatasi alla Guildhall School of Music and Drama di Londra, ha lavorato per vari enti di produzione teatrale ed è stata diretta da registi come Massimo Castri, Sergio Fantoni, Gigi Dall’Aglio, Cristina Pezzoli, Andrée Ruth Shammah. All’attività teatrale ha alternato collaborazioni in produzioni cinematografiche e trasmissioni radiofoniche e televisive soprattutto per la Rai.

associazione danza dionysos

L’Associazione Danza Dionysos, collabora con vari enti e artisti di livello internazionale, come il regista Mario de Carlo, che ha curato la messa in scena di numerose opere liriche.
Fondata da Ivana Sanci circa 35 anni fa a Siderno, è proprio grazie alla professionalità della sua fondatrice che costituisce una delle più importanti realtà artistiche della Locride, formando giovani ballerini che sono si sono spesso affermati presso teatri internazionali.

Ivana Sanci è specializzata in danza classica presso le scuole delle prime ballerine dell’Opera di Roma, Gabriella Tessitore e Paola Catalani, dal 1982 al 1986 e ha frequentato numerosi stages di perfezionamento alla scuola di Balletto di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu di Reggio Emilia. Con la sua Associazione ha rappresentato il meridione al Festival mondiale di danza a Castiglioncello e collabora costantemente con le realtà culturali della Locride e non solo.


natale nucera

Natale Nucera si forma come ballerino presso la scuola di Lalla Cutrupi di Reggio Calabria. Lavora con le piu prestigiose compagnie di danza italiane, con tournée in taglia e all’estero, tra cui: compagnia Danza Prospettiva di Vittorio Biagi, Astra Roma Ballet di Diana Ferrara, I danzatori scalzi di Patrizia Salvatori, Balletto 90 di Giancarlo Vantaggio e Anita Bucchi e vari musical con la compagnia della Rancia, interpretando ruoli solistici e da primo ballerino. Dal 2005 ha fondato l’associazione Jonica Danzatori a Bianco dove ha il ruolo di insegnante, coreografo e direttore artistico. Contemporaneamente collabora con la scuola Danza Dionysos di Siderno.